Quarantena Covid – usciamone migliori
Il lungo periodo di quarantena decretato dal Presidente del Consiglio ha messo tutti a dura prova, specie dopo i primi giorni di entusiasmo in cui non ci si aspettava di dover restare confinati in casa per un periodo di tempo così prolungato. Il blocco della quasi totalità delle attività produttive ha inoltre provocato l’insorgenza di gravi preoccupazioni economiche per moltissimi lavoratori, condizione addirittura peggiore dello stato d’ansia per la paura di venire infettati dal virus. In questo periodo di incertezza e forte preoccupazione, i tempi si dilatano negli spazi domestici che sono percepiti quasi come una prigionia. Alcuni degli aspetti relativi allo stato di malessere psicofisco dovuti alla prolungata quarantena hanno però anche altri significati su cui possiamo cercare di intervenire.
L’effetto vuoto improvviso
L’isolamento sociale prolungato ha messo ognuno di noi a confronto con l’inevitabile vuoto lasciato da tutte quelle attività lavorative, sociali e ricreative che tenevano il nostro tempo costantemente occupato . Antropologicamente parlando, l’uomo moderno si è evoluto verso un essere costantemente impegnato su più fronti, se non su quello propriamente fisico, sicuramente su quello mentale. Il multitasking, la velocità della comunicazione attraverso molteplici canali paralleli e multimediali, ha modificato la sua modalità di pensiero. Dal pensiero lento, longitudinale e sequenziale, che richiedeva un ritmo, una costanza nel mantenere uno span attentivo sufficientemente lungo per poter processare un pensiero nella sua interezza, l’uomo moderno si è ritrovato a dover processare molte più informazioni in maniera quasi contemporanea, a sviluppare molteplici pensieri interrotti e frammentati. La tecnologia ha reso possibile lo svolgere di molti più compiti contemporaneamente e più velocemente (guidare mentre si sta conversando in vivavoce al telefono, rispondere a un whatsapp mentre si sta leggendo una notizia sul web, controllare un post facebook mentre si sta lavorando e conversando con un collega, rispondere a un’email mentre si sta guardando il notiziario…..). La conseguenza negativa di tutto ciò però, è che la nostra capacità di mantenere l’attenzione focalizzata si è notevolmente ridotta.
E` normale quindi che il blocco repentino delle attività fuori di casa faccia sperimentare un improvviso senso di vuoto legato alla mancanza di una pluralità di azioni finalizzate e immediate (la mancanza del “sense of pourpose” come dicono gli anglosassoni). In condizioni normali, l’intera giornata è scandita da attività finalizzate all’ottenimento di risultati immediati che percepiamo come necessari: ore 7.00 la sveglia, riuscire a far fare colazione e far vestire i bambini in fretta per portarli a scuola entro 8.00, ore 8.30 ingresso al lavoro, ore 9.00 aver già risposto alla prima e-mail in ufficio, e quindi alla successiva, o aver già consegnato il primo pacco, o aver già salutato il primo cliente in negozio, ore 10.00 pausa caffè coi colleghi, di nuovo successione di mail, ore 12.00 pausa pranzo …..insomma: non siamo noi a doverci impegnare a trovare cose da fare, sono le cose da fare che trovano noi, ogni giorno e ogni ora di nuovo, sempre allo stesso modo. Tutte queste azioni diventano la routine che ci riempie la giornata senza dover fare lo sforzo di dover pensare a cosa fare dopo, conferendoci allo stesso tempo quel piacevole senso di soddisfazione per “aver fatto quello che c’era da fare”, una specie di piccola ricompensa quando sentiamo di aver portato a compimento un’azione utile e necessaria che da` un senso, una motivazione ai nostri comportamenti. Ora tutto questo viene improvvisamente meno e ci ritroviamo in casa, dove le giornate sono scandite semplicemente dalla preparazione e dal consumo dei pasti, anelando quel giorno di uscita per poter andare almeno al supermercato. Il senso di frustrazione, il pensiero di essere bloccati e non poter andare avanti con la propria vita è quindi più che scontato.
Dare un senso al tempo sospeso
Ciò nonostante, la strategia migliore per cercare di gestire questa frustrazione è quella di organizzare il periodo di arresto della nostra vita produttiva in maniera tale che anche questo tempo abbia un senso.
Dedichiamo del tempo a stilare una lista di cose importanti per noi, ma che siano veramente importanti; cose che avremmo sempre voluto fare o cambiare nella nostra vita ma non ci siamo mai riusciti, magari per mancanza di tempo. Più un obiettivo è importante per noi, più saremo motivati a perseguirlo. Il mettere nero su bianco una lista di pochi obiettivi concreti ci aiuta a visualizzarli ed interiorizzarli, mantenendo focalizzato il nostro impegno. Successivamente dobbiamo scrivere per ognuno di essi quali sono le azioni da fare per raggiungerli. Tali obiettivi possono essere uno o al massimo due, potremmo scegliere di dedicarci ogni giorno quanto tempo vorremmo, purché sia ogni giorno.
Non importa se si tratta di obiettivi inerenti la sfera lavorativa, privata, al raggiungimento di una migliore forma fisica o all’accrescimento della nostra cultura in un particolare settore. L’importante è che siano significativi per noi, per quello che vogliamo adesso. Avremmo sempre voluto approfondire la nostra conoscenza sulla botanica? O sulla storia del cinema, o sugli autori classici, o su uno sport, o su un particolare periodo storico….? Avremmo sempre voluto sapere di più sulle costellazioni e i loro nomi? Ci piacerebbe accrescere le nostre competenze su qualcosa? Stiliamo anche una lista di quali fonti consulteremo per accrescere le nostre conoscenze in materia, quali libri/siti internet dovremmo leggere. Avremmo sempre voluto cambiare lavoro ma non sappiamo come riproporci sul mercato? Spendiamo questo tempo a leggere di più sul settore in cui vorremmo operare, cerchiamo pagine social ad esso dedicate, cerchiamo informazioni da consulenti che hanno una loro pagina su internet. Avremmo sempre voluto sperimentare nuove ricette più sane e veloci per mangiare meglio anche per quando torniamo al lavoro? Questo è un buon momento. L’importante è riuscire a ritrovare quel “sense of pourpose”, quel senso di utilizzare il nostro tempo in maniera fruttuosa, questa volta però con l’extra bonus che siamo noi ad incanalare la nostra attenzione e la nostra energia verso obiettivi che ci stanno veramente a cuore e, con un po’ di costanza, che ci accompagneranno anche dopo l’emergenza Covid. Non è necessario fare troppo nello stesso giorno, ma è bene tenere aggiornata la lista di quello che abbiamo fatto e che ancora vorremmo fare, per poterla eventualmente modificare quando ci accorgiamo di aver trovato sotto-obiettivi più utili al raggiungimento del nostro scopo finale. Oltre a conferirci uno stato di benessere dovuto al ritrovato senso di utilità, questa modalità di approccio ci farà sentire capaci di poter controllare o quantomeno organizzare più autonomamente gli avvenimenti della nostra vita. Se ci applichiamo con disciplina, questo tempo potrà essere il periodo di semina per i cambiamenti positivi che vogliamo apportare nella nostra esistenza.
Dopo aver trovato la rotta, definiamo gli strumenti di navigazione
Una maniera più funzionale della classica “lista” che si estende dall’alto verso il basso, può essere l’utilizzo di una mappa concettuale (le “mind maps”). Queste ci permettono di scrivere al centro del foglio l’obiettivo principale all’interno di un ovale, e tracciare da quest’ultimo dei “tentacoli” disposti a raggera. Alla fine di ogni tentacolo scriveremo un sotto obiettivo, a cui possono essere aggiunti con altri tentacoli degli altri concetti, idee, parole chiave ad esso collegati. Esistono molti software gratuiti scaricabili da internet per costruire le mappe concettuali anche al computer, ma non sono indispensabili: carta e penna funzioneranno benissimo. Il vantaggio di utilizzare la mappa concettuale anziché la lista è evidente: libera il nostro cervello dallo schema di pensiero fisso unidirezionale della lista dall’alto verso il basso, facilitando la flessibilità delle connessioni tra i concetti e favorendone anche l’interiorizzazione nel nostro cervello; non dimentichiamo infatti che anche il nostro cervello funziona più o meno come una mappa concettuale, i neuroni sono interconnessi come in una rete.
Dobbiamo cercare per quanto possibile di guardare alla positività di questo improvviso “vuoto”nella nostra vita quotidiana: la creatività, quella forza vitale e invincibile che è insita nel profondo di ogni essere umano, ha bisogno dello spazio vuoto per potersi esprimere. È la creatività quella forza che ci spinge oltre il cambiamento, che ci motiva a non lasciarsi andare, che in un attimo riorganizza la realtà che ci circonda in maniera del tutto inaspettata, lasciandoci intravedere porte che non avremmo mai potuto immaginare.