EMERGENZA COVID: IL RISCHIO PER LE DIPENDENZE
<<La religione è per coloro che hanno paura di andare all’inferno. La spiritualità è per coloro che sono già stati all’inferno e non vogliono tornarci>>
Così il Dott. Murray commenta sulla rivista Psychiatric Times[1] l’importanza della fede nel programma dei 12 passi degli Alcolisti Anonimi.
L’impatto del virus sulla vita di comunità ha avuto (e continua ad avere) vaste dimensioni, con conseguenze, per alcuni, devastanti. La preoccupazione per sé e per i propri familiari di contrarre il virus, la preoccupazione di rimanere senza lavoro, la paura di non riuscire a trovare una via d’uscita, rappresentano tutti fattori che aumentano i rischi di ammalarsi di ansia, depressione, disturbo dell’adattamento.
Ma per alcuni, la quarantena è stata ancora più dura.
l’isolamento prolungato in casa è una condizione particolarmente gravosa sia per chi già soffre di una dipendenza patologica che per chi, a causa di contesti familiari, di situazioni contingenti e di una personalità suscettibile alle dipendenze, è costantemente in bilico tra il comportamento fuori controllo e l’astenia. Oltre a ciò, i Servizi Dipendenze territoriali, che sono il primo punto di riferimento per coloro che soffrono di questa patologia, hanno necessariamente ristretto le modalità di affluenza dei pazienti, almeno fino a che la la diffusione del virus non sarà sotto controllo. Per questo motivo, anche coloro che avevano cercato aiuto non necessariamente sono in grado di sostenere autonomamente la terapia.
i rischi dell’isolamento
Il non doversi più preoccupare di dimostrare una parvenza di normalità all’esterno, non avendo più impegni sociali e lavorativi al di fuori delle mura domestiche, potrebbe far allentare i freni inibitori che avrebbero potuto finora contenere il consumo compulsivo di sostanze psicoattive, in particolar modo dell’alcol che, essendo una sostanza legale, è molto facile da reperire in qualsiasi supermercato. A far perdere la motivazione a rimanere sobri ci sono poi le preoccupazioni per il lavoro e per il futuro, unitamente alla disregolazione del ritmo sonno-veglia, un ritmo biologico che potrebbe essere sfalsato dalla prolungata permanenza in casa e dalla mancanza di impegni che scandiscono la giornata: un circolo vizioso che trascina l’individuo vulnerabile alla patologia della dipendenza nello sconforto e nella sensazione di perdita di controllo. La depressione è non a caso un disturbo molto frequente negli alcolisti, a tal punto che numerosissimi studi scientifici affermano come sia quasi impossibile distinguere se la depressione sia causa o effetto della dipendenza. Depressione e alcolismo si rinforzano a vicenda: l’isolamento lascia molto tempo per le ruminazioni negative, per ripensare a tutti i piccoli o grandi fallimenti che si sono succeduti nella vita. E quando non si riesce a credere che le cose cambieranno, cosa importa di tutto il resto? Per chi e per cosa sforzarsi di mantenere il controllo?
la trappola dell’alcol
La piacevole sensazione di oblio e di sollievo che fa temporaneamente sperimentare l’alcol agisce come un rinforzo positivo per il cervello umano, che ha una spiegazione di matrice sia biologica che psicologica. Ci sono naturalmente fattori di rischio individuale che predispongono maggiormente verso lo stabilirsi della vera e propria patologia rispetto all’uso controllato dell’alcol, ma quando questi fattori incontrano anche una situazione sfavorevole, come l’isolamento sociale e le conseguenze economiche di una grave pandemia, il rischio di incidenza aumenta notevolmente: prima di potersene rendere conto, l’individuo è portato a ricercare quella sensazione di conforto che trova nell’alcol sempre più spesso, specie se non intravede altre fonti di piacere nella sua vita. Numerosi studi scientifici condotti sugli alcolisti hanno riportato come essi ricerchino negli effetti dell’alcol un sollievo dalla depressione, dalla mancanza di autostima e dalla sensazione di isolamento dagli altri (Khantzian EJ., 1990). In sostanza, l’alcol è utilizzato come un sostegno nella gestione delle emozioni negative che il soggetto non riesce da solo ad affrontare.
un circolo vizioso
E` un circolo vizioso che via via si amplifica, perché più l’individuo affonda nella dipendenza patologica, meno i suoi comportamenti lo porteranno a costruire delle relazioni sociali positive che possano aiutarlo a recuperare la sua autostima o a perseguire con successo i suoi obiettivi. Tipicamente, la mancanza di fiducia in se stessi e nella possibilità di poter essere aiutati dagli altri, genera lo spostamento di responsabilità che gli alcolisti attribuiscono come causa del loro disturbo: non riconoscendosi una responsabilità personale nell’essere la causa del problema, diventa difficile poter lavorare sui fattori personologici che hanno determinato l’insorgenza e la ricaduta della dipendenza in quel particolare individuo (e non in altri).
Un ulteriore ostacolo al trattamento dell’etilismo cronico è poi la convinzione comune di poter smettere quando si vuole. Questo sintomo, specie nella fase iniziale, accomuna tutti i dipendenti di sostanze psicotrope: è bene quindi interrogarsi su come mai, tra tantissimi altri, noi dovremmo essere diversi. La dipendenza è una malattia che modifica la struttura del cervello: l’accettare di avere un problema richiede molta forza e tantissimo coraggio, ma è il primo passo per farsi aiutare nel processo di riacquisizione del controllo sulla propria vita. Il percorso di auto consapevolezza e di ri-narrazione della propria storia personale è una tappa fondamentale nel trattamento psicologico delle dipendenze da sostanze, così come anche la continua (ri)focalizzazione sulla motivazione del paziente al trattamento.
L’alcolismo provoca dei cambiamenti significativi nella personalità dell’individuo, come sbalzi di umore improvvisi, malinconia, tristezza, elevata irritabilità, impulsività e marcata aggressività, anche quando si è sobri. Le misure di distanziamento sociale e le conseguenze psicologiche della crisi economica potrebbero esacerbare le condizioni di chi ha già un problema di etilismo o favorirne l’insorgere nei soggetti a rischio. Proprio per questo motivo aumentano notevolmente i rischi di liti e violenze domestiche. È importante che i familiari si rendano conto che ignorare la situazione o evitare di parlarne, non sono la soluzione. Anche se molto difficile, è necessario riuscire a trovare la giusta modalità di comunicazione per cercare di farsi aiutare, prima che il problema diventi più grave. Questo può avvenire con un professionista, sia nel suo studio che online, oppure contattando i SerD, o i numerosi gruppi di alcolisti anonimi presenti sul territorio nazionale.
[1] https://www.psychiatrictimes.com/coronavirus/impact-covid-19-patients-alcohol-or-substance-use-disorder