I disturbi della memoria: non solo Alzheimer
La memoria fa parte delle funzioni cosiddette “strumentali” del cervello umano, insieme alle altre funzioni esecutive come linguaggio, apprendimento, ragionamento, astrazione, orientamento visuospaziale.
In Neuropsicologia, queste funzioni sono definite “esecutive” appunto perché sono quelle che permettono all’essere umano di adattarsi e interagire con l’ambiente, di svolgere comportamenti volontari per portare a compimento i suoi scopi.
Considerando la loro grande importanza nella vita quotidiana dell’individuo, esse sono quelle che maggiormente differenziano l’uomo dalle altre speci animali. L’inefficienza di una o più di tali funzioni è infatti uno dei primi sintomi evidenti di danni al sistema nervoso centrale quali ictus, demenze vascolari, malattie neurodegenerative, infezioni, traumi, invecchiamento.
Quando si possono perdere i ricordi?
Tuttavia, fortunatamente non sempre tali sintomi sono indicatori di una patologia neurodegenerativa o un danno cerebrale in atto. Sono molteplici, infatti, i fattori che possono inficiare le funzioni esecutive, tra cui stati di intossicazione temporanea indotti da farmaci, da sostanze psicoattive o alimenti mal conservati; disfunzioni metaboliche; infezioni virali o batteriche, traumi cranici. In molti di questi casi, le disfunzioni delle funzioni cognitive e la perdita di ricordi sono reversibili.
A queste cause definite “organiche” si aggiungono poi le patologie di natura psichiatrica e psicologica: stati di stress post traumatico, difficoltà di adattamento a nuove condizioni di vita, disturbi d’ansia; depressione; disregolazione emotiva; tali fattori psicologici e psichiatrici, agiscono direttamente sulle funzioni di controllo del cervello umano, che supportano le funzioni esecutive; le funzioni di controllo (umore, motivazione, attenzione, vigilanza) sono infatti in cima alla catena di funzionamento dei processi psicologici umani e sono associate a distinte aree cerebrali che vengono attivate e modulate dal rilascio di specifici neurotrasmettitori, quali la dopamina, la serotonina, l’acetilcolina e la noradrenalina. Quando siamo tristi, stanchi, ansiosi o depressi, difficilmente siamo in grado di immagazzinare nuovi ricordi o di concentrarci lucidamente.
L’importanza della corretta diagnosi
Una corretta diagnosi del disturbo insieme all’inquadramento delle sue cause è indispensabile per poter attuare al più presto una terapia di recupero mirata. Il Neuropsicologo è l’esperto che si occupa della diagnosi e della riabilitazione dei disturbi neurocognitivi, i quali molto spesso implicano necessariamente anche disturbi emotivi e comportamentali. Laddove non sempre sia possibile una restitutio ad integrum delle funzioni del paziente come prima dell’insorgenza della malattia, il Neuropsicologo cerca di lavorare sulle risorse ancora presenti per compensare quelle perdute attraverso interventi di stimolazione della neuroplasticità e la psicoterapia (dove il Neuropsicologo sia anche Psicoterapeuta). Il Neuropsicologo agisce inoltre modificando l’ambiente esterno al paziente, al fine di favorire il processo di nuovo adattamento e migliore qualità della vita di quest’ultimo e dei suoi familiari.
Perdita dei ricordi, ma non solo
Tra le varie tipologie di demenze che possono colpire il cervello, la malattia di Alzheimer è quella più conosciuta e comunemente associata alla perdita di memoria; in realtà, le tipologie di demenze sono molteplici e la memoria è solo una delle funzioni intaccate da tali malattie neurodegenerative. Il corteo sintomatologico delle demenze include infatti disturbi dell’umore, apatia, aggressività, depressione, stati confusionali, perdita dell’orientamento e, in uno stadio più avanzato, progressiva perdita delle funzioni motorie fino alla catalessia. Questo perché la memoria è una funzione esecutiva che sottende non solo a molteplici processi mentali, ma anche agli schemi motori dell’individuo; man mano che i sintomi diventano progressivamente più invalidanti, insorgono necessariamente anche la regressione della sua personalità del malato e la comparsa di tutti gli altri sintomi cognitivi ed emotivi della patologia.
È importante inoltre poter distinguere il normale decadimento cognitivo dovuto all’avanzare dell’età (in cui sono spesso molto incisivi anche fattori psicologici di stress, come l’ansia per la propria salute e il timore di dover dipendere dall’assistenza degli altri) dal vero e proprio insorgere della malattia. Attraverso il colloquio clinico e la somministrazione di una batteria di test standardizzati e tarati per età e livello di scolarizzazione, il Neuropsicologo è in grado di effettuare un primo screening diagnostico in questo senso.