Buon Anno !
Oggi finalmente sono andata a visitare il presepe nella chiesa del centro cittadino dove vivo.
La contemplazione del presepe per me è sempre un momento magico, un momento in cui mi soffermo per un attimo a pensare all’incredibile eternità di questo evento, a come ogni anno esso perpetui il miracolo della rinascita. E non lo dico solo dal punto di vista religioso: che si creda o meno al fatto che il figlio di Dio sia nato in una stalla in una notte gelida e stellata per un atto d’amore estremo e sommo sacrificio per il genere umano, personalmente penso più al significato pagano del presepio. Ammirando la scena dei personaggi intenti a battere, forgiare, condurre le pecore al pascolo, macinare il grano, cuocere il pane, mi immergo nella perfetta armonia di quei gesti di vita quotidiana, una vita semplice ma autentica, “consapevole”. Dove il tempo è dilatato, forse eterno, ma anche scandito e assaporato. Ogni gesto dei personaggi del presepe è un gesto d’amore verso gli altri, verso la comunità cui ci si sente di appartenere e contribuire, e ancor di più di amore verso se stessi: perché in ogni semplice gesto di arti e mestieri, l’uomo riafferma se stesso, indaga e conferma la sua natura, dà significato alla sua esistenza.
La tecnologia e l’informatizzazione applicata all’estremo in pressoché tutti gli ambiti di vita e i settori lavorativi, ci hanno pian piano allontanato da tutto questo, dal significato ancestrale del lavoro e della rinascita: non siamo più noi esseri umani a identificarci con l’arte del nostro lavoro, ad esprimere per mezzo di esso il nostro talento, le nostre inclinazioni , ma ci troviamo a ripetere gesti che servono la macchina, per il fine ultimo di perpetuare “il sistema”. Non si sceglie più di seguire nella vita le proprie inclinazioni, le proprie aspirazioni, ma si sceglie quello per cui la tecnologia ci offre lavoro. “Cosa?? Vuoi fare l’artista? E che cosa ti mangi poi?”. Ed è così che la società si compone di un esercito di automi, in cui ogni giorno si ripete senza significato, in cui l’unica possibilità di affermazione di se stessi sembra essere l’accumulo di beni di consumo e la compulsiva interazione sui social.
Abbiamo trovato il modo di organizzare le nostre vite in maniera sempre più efficiente, assolvere i compiti in maniera sempre più comoda, interagire con gli altri in maniera sempre più breve e veloce, tutto all’insegna del risparmio di tempo e di energie. Malgrado ciò, nel senso più profondo del termine, possiamo definirci profondamente felici?
Buon anno a tutti.